AMIANTO – IL NEMICO INVISIBILE

L’amianto è un minerale eccezionale per le sue caratteristiche di isolamento e resistenza al calore, ideale dunque per il settore edile e per la coibentazione di edifici e tetti.  Usato fino agli anni ’80 e oltre per produrre la famosa miscela cemento-amianto, nota commercialmente come eternit (dal latino aeternitas: eternità), ma la sua pericolosità era nota già dagli anni ’60. 

Trattandosi di un materiale fibroso, con il tempo l’amianto si sfalda in fibre molto piccole e volatili che provocano infezioni alle vie respiratorie e tumori alla laringe e ai polmoni.

RISCHI PER LA SALUTE

rischi per la salute legati ai diversi tipi di amianto sono legati all’inalazione delle fibre di cui questi sono costituiti.

Tali fibre hanno un diametro molto piccolo (pochi millesimi di millimetro) e sono pertanto “inalabili” cioè se respirate giungono nelle parti più profonde dell’apparato respiratorio fino a depositarsi in bronchioli terminali e gli alveoli polmonari.

Le fibre più grosse non riescono ad essere espulse dall’organismo, le cellule deputate a farlo i macrofaci vengono distrutte dalla fibra che cercano di inglobare e muoiono. Tali fibre dunque permangono nell’organismo e negli anni possono provocare patologie molto gravi.

Segue un breve cenno alle principali:

Rischio Asbestosi

E’ una forma di fibrosi interstiziale cioè un ispessimento con materiale fibroso delle pareti degli alveoli. Nel caso specifico l’ispessimento è dovuto al depositarsi delle fibre di amianto. Insorge nel caso di esposizioni abbondanti e prolungate alle fibre di amianto ed è tipica dunque di quei lavori in cui l’amianto veniva estratto o trattato.

Non regredisce al termine dell’esposizione alle fibre ed anzi tende ad evolversi negativamente con il tempo.

L’absestosi provoca la riduzione dell’ossigenazione del sangue proprio a causa dei tessuti fribrosi incapaci di trasmetterlo dall’aria negli alveoli al flusso sanguigno. Viene diagnosticata di norma dai dieci ai quindici anni dopo la prima esposizione.

Rischio Placche Pleuriche

Di norma asintomatiche sono ispessimenti fibrosi della pleura cioè della membrana che avvolge i polmoni. Di solito localizzate nella parte inferiore della gabbia toracica sono asintomatiche e non alterano le funzioni respiratorie. Viene diagnosticata di norma venti anni dopo la prima esposizione.

Rischio Mesotelioma Pleurico

Il mesotelioma pleurico è una neoplasia che si manifesta a carico della pleura cioè della membrana che avvolge i polmoni. È il tumore più frequente nei casi di esposizione da amianto e la crocido lite è l’amianto che maggiormente lo provoca. La diagnosi avviene dopo due o quattro decenni dalla prima esposizione e non dipende dalla sua durata. Anche inalazioni occasionali possono provocate tale patologia. Non vi è un’incidenza maggiore fra i fumatori.

Rischio Mesotelioma Peritoneale

Simile ma meno frequente del mesotelioma pleurico è una neoplasia a carico di un’altra membrana il peritoneo, membrana che ricopre le pareti della cavità addominale e pelvica.

La diagnosi avviene dopo due o quattro decenni dalla prima esposizione all’amianto e non dipende dalla sua durata. Anche inalazioni occasionali possono provocate tale patologia. Non vi è un’incidenza maggiore fra i fumatori.

Rischio Carcinoma Polmonare

Il carcinoma polmonare è un insieme di neoplasie a carico dei polmoni fra le cui cause vi anche l’esposizione alle fibre di amianto. La diagnosi avviene dopo dieci o venti anni dalla la prima esposizione e non dipende dalla sua durata. Anche inalazioni occasionali possono provocate tale patologia. Vi è un’incidenza maggiore fra i fumatori.

Pericolosità dei manufatti contenenti amianto

La pericolosità di un manufatto contenente amianto dipende dalla più o meno elevata capacità di rilasciare fibre e dalla conseguente possibilità che queste vengano inalate dall’uomo.

La pericolosità è pertanto legata alla coesione delle fibre al supporto a cui sono ancorate. Un supporto che trattiene energicamente le fibre di amianto, se non viene alterato nel suo stato, non costituisce fonte di pericolo.

Per valutare la più o meno facilità di rilascio di fibre, i materiali contenenti amianto vengono classificati in materiali friabili o compatti.

Materiali friabili

Sono materiali che possono essere sbriciolati o ridotti in polvere con la semplice pressione delle dita (es. ricoprimenti a spruzzo: floccati).

I materiali friabili, a causa della scarsa coesione interna, possono liberare fibre  spontaneamente, per effetto di semplici correnti d’aria, vibrazioni, infiltrazione d’acqua e ancor di più a seguito di urti, danneggiamenti, interventi di manutenzione.

Materiali compatti

Sono materiali duri in cui l’amianto è inglobato in un supporto legante che trattiene saldamente legate a se le fibre.

I materiali compatti, se in buono stato di conservazione, non costituiscono fonte di pericolo.

Il rilascio di fibre può, tuttavia, avvenire:

  • in occasione di interventi di manutenzione che comportano il taglio, la foratura o l’abrasione;
  • a causa di danneggiamenti volontari o involontari;
  • per vetustà, allorquando il legame di coesione si indebolisce.

TECNICHE DI BONIFICA

:: Tecniche di Bonifica Amianto

In  presenza di  materiali  friabili con  probabile   presenza  di  amianto/eternit occorre  rivolgersi  a  ditte   autorizzate dotate di personale specializzato nelle indagini e nelle bonifiche.

Per evitare  rischi  per la salute  non bisogna mai intervenire direttamente su materiali friabili sospetti.

Trovandosi  in  presenza  di  materiali compatti è necessario effettuare o far effettuare una  valutazione sul  loro  stato    di  conservazione  e  manutenzione. Se  è necessario bisogna ricorrere a forme di bonifica.

La bonifica va effettuata da ditte autorizzate e   specializzate per  garantire  che  le procedure siano eseguite secondo quanto stabilito dalla legge: in sicurezza per  le persone, l’ambiente ed i lavoratori.

Le bonifiche possono essere effettuate mediante:

• Incapsulamento superficiale con vernici speciali: consiste nel  trattamento dell’amianto con prodotti penetranti o ricoprenti che tendono ad inglobare le fibre di amianto, costituendo una pellicola di  protezione  sulla  superficie  esposta. La ditta che effettua l’incapsulamento deve  rilasciare  un attestato di corretta esecuzione del   lavoro.  Questo  trattamento  è  efficace  per un  periodo  di tempo limitato (mediamente 10 anni) e  per  materiali  non  troppo  degradati o sovra coperture. Dopo aver  effettuato  l’incapsulamento  è necessario  verificare periodicamente l’efficacia dell’intervento nel tempo.

• Confinamento: si realizza separando il materiale contenente amianto con una intercapedine di altro  materiale, che separi l’amianto dalle aree occupate dell’edificio. Anche in questo caso è necessario mettere in atto un programma di controllo e manutenzione.

• Scoibentazione tramite Giove Bag: E’ la tecnica adottata in presenza di tubazioni, valvole, o altro materiale, rivestito in amianto per la rimozione di piccole superfici di coibentazione. Vengono applicate celle di polietilene, dotate di guanti interni per l’effettuazione del lavoro, in cui sono introdotti prima della sigillatura a tenuta stagna, le attrezzature manuali necessarie.

• Rimozione: è il  procedimento di  bonifica  più  comune   perché  elimina  ogni potenziale fonte  di  pericolo. Viene   eseguito  su  materiali  degradati o quando si vuole  ottenere   una  soluzione   definitiva  asportando il  materiale  in  amianto  da abitazioni, soffitte ecc. Ha costi più elevati nell’immediato dell’incapsulamento ma, a lungo termine, evita la necessità di controlli e manutenzione. Se il materiale è  compatto e in  buone condizioni  non  è   pericoloso, ma  occorre evitare abrasioni e danneggiamenti.

Se il materiale è friabile si  devono  adottare  gli  opportuni  interventi di bonifica. È importante   controllare   lo  stato di   conservazione  di  tutti  i materiali   contenenti amianto ed evitare gli interventi che possano danneggiarlo.

Ogni intervento  di  rimozione  e  smaltimento  di  materiali contenenti amianto deve essere   preceduto  dalla  stesura    di  un   piano  di  lavoro   da  parte  dell’impresa esecutrice. Il piano deve  essere  presentato   all’Unità  Funzionale di    Prevenzione Igiene e Sicurezza nei Luoghi di  Lavoro (U.F. di PISLL) della  ASL competente per territorio, per   la  verifica. Il  materiale  rimosso  deve  essere   smaltito  presso  gli impianti      autorizzati,   rilasciando     al   committente   copia    del   formulario    di identificazione del rifiuto timbrato dall’impianto di smaltimento.

Nel  caso   più  comune  dei   materiali  in   cemento-amianto,  rappresentato dalle coperture in eternit ,  si   devono  esaminare   vari   parametri che tengano conto del degrado superficiale del materiale, ad esempio:

• l’anno di istallazione;

• la compattezza del materiale (non si deve sbriciolare con la sola pressione delle dita);

• la presenza di crepe o rotture visibili;

• l’esteso affioramento delle fibre di amianto sulla superficie;

• la presenza di muschi o licheni.

Inoltre va valutata:

• la presenza , nelle vicinanze, di finestre o terrazze prospicienti;

• l’affaccio su corti interne.

Una situazione  nella  quale  alcuni  di  questi  elementi  siano  presenti richiede un intervento di bonifica dell’eternit.

Comunque, anche nel caso si stabilisca di non rimuovere il materiale   contenente  amianto, il   proprietario  dell’  immobile  deve    avviare  un programma di controllo per accertare che le condizioni di buona   manutenzione si mantengano nel tempo.

A chi rivolgersi per avere informazioni:

  • ai Dipartimenti di Sanità Pubblica delle Aziende USL 
  • ai Dipartimenti provinciali di ARPAT
  • Al personale di REI Srl

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